La famosa gara della Formula E si è svolta ieri. Evviva.
Oggi stanno smontando e nei prossimi giorni DOVREBBERO ripristinare lo stato precedente (buche a parte, si spera).
L’amministrazione comunale ha rivendicato, credo giustamente, un buon ritorno di immagine per la capitale. Il circuito era molto bello per chi ha visto la gara da casa, magari dall’altro lato del mondo, e sono sicuro che avrà fatto venire voglia a qualcuno di venire a visitare Roma. Tra l’altro, presentando un quartiere che non è il solito pacchetto “Colosseo – Trevi – Spagna – Pantheon – Navona – San Pietro”, ma un ugualmente affascinante quartiere moderno in cui la rielaborazione in chiave ideologica dell’antico richiamava si la storia della città, seppure in una cornice della quale facevano parte la nuova Nuvola di Fuksas, il “Disco volante” di Nervi, il Palazzo della Civiltà Italiana (Guerrini – Lapadula – Romano) con un circuito ritagliato nel bianco travertino dell’EUR.
Tutto molto bello. Ma questa è Roma. Roma è una gran bella donna (o un gran bell’uomo, o fate voi secondo i vostri gusti) che è bellissima in abito da sera, ma a cui sta bene pure una magliettaccia da casa. Roma è bella SEMPRE, e se non sei davvero incapace è difficile non riuscire in un evento organizzato a Roma. A Roma, la gara di bellezza si vince facile.
Cosa ci hanno messo in più la Raggi, Bergamo, e compagnia cantante? Un bel niente. Anzi, peggio. Le note stonate erano tutte lì a ricordarci che Roma è stupenda, ma soffre da morire il malgoverno romano e le mancanze nelle normative nazionali. Il tracciato era un patchwork di asfalti di colori diversi, vecchi e nuovi, lisci e rugosi, a tratti anche sbriciolati: spettacolo indecoroso per la capitale di un paese del G8. A ricordarci che la Formula E ha voluto stendere una patina dorata su tanti problemi che sono ben lontani dall’essere risolti, nonostante i trionfalistici proclami di inconsistenti “piani Marshall” per le strade romane.
E i problemi dell’EUR? Tutti lì, irrisolti, nascosti (male) agli occhi dell’ospite internazionale. Per dire: sabato alle 14:30, a 90 minuti dal via, due prostitute (s)vestite per l’occasione battevano il marciapiede a 400 metri da una postazione della polizia municipale. Dietro una curva, perché così “occhio non vede e cuore non duole”. I comitati di quartiere avevano chiesto alla politica (brutta bestia, la politica, soprattutto se dietro una patina di onestà si nasconde il vuoto delle idee) non tanto, solo di poter trarre qualche beneficio a fronte del disagio patito dal quartiere in queste due settimane. Avranno (forse) qualche colonnina per la ricarica elettrica in più: una misera mancia alla quale dire grazie e chinare la testa.
Un evento del genere poteva essere occasione per accendere un faro sui luoghi della cultura dell’EUR, che sono tanti e sono inattesi. Musei, certo, a iniziare dal bellissimo “Museo delle Civiltà”; ma i tanti palazzi che raccontano un pezzo di storia di novecento fatto di ideologie prima vive e poi morenti; l’occasione per far rivivere elementi di urbanistica e architettura alla transizione del razionalismo. Poteva essere elaborato un piano per fare di tanti pezzi diversi sia nella forma che nei contenuti, un sistema culturale integrato con il territorio del municipio, anche al di fuori del “pentagono” dell’EUR.
Si è preferito concentrarsi sugli “sbrilluccichii” (che non sono i luccichii) della mondanità patinata da parterre, sugli eventi collaterali alla gara fatti di cocktail e sorrisi. Passata la sbornia, ritorna il solito Municipio IX, mal governato da un Presidente “ente inutile” (copyright di M.B.), da una giunta assente, da una maggioranza che ha pensato bene, pochi giorni fa, nella discussione in aula municipale sul Ponte dei Congressi, di bocciare una mozione che chiedeva l’impegno del municipio a perseguire e far perseguire la strada della VALORIZZAZIONE dei resti archeologici (e saranno tanti) che emergeranno dagli scavi preventivi alla realizzazione dell’opera.
Povera Roma, con una sindaca in balia dei peggiori istinti di pezzi equivoci del suo partito (vedi: Berdini, Polvere di stelle); povero municipio, governato da una maggioranza ai limiti dell’incapacità di intendere e di volere (salvo qualche elemento che, non a caso, viene emarginato del branco), sotto la guida di un non-Presidente.
E pensare che questi, così, ci vogliono governare un paese intero…